La diffusione deisupporti per l’archiviazione dei dati allo stato solidoprocede ormai ad un ritmo piuttosto elevato, ed accade sempre più di frequente di trovare unità di tipo SSD installate nei computer – specialmente in quelli portatili – attualmente in commercio. Allo stesso modo, è ormai pratica comune sostituire i vecchi supporti di tipo magnetico dei computer di cui si è già in possesso con nuove soluzioni basate sulle memorie flash NAND.

I vantaggi degli SSD nei confronti degli hard disk classici sono innumerevoli: velocità di lettura e scrittura dei dati incredibilmente superiore, tempo di accesso sui dati infinitesimale, basso impatto energetico e peso decisamente inferiore, solo per citarne alcuni.

Naturalmente, l’installazione “pulita” di un sistema operativosu un nuovo drive di tipo SSD è estremamente rapida, e rappresenta senza dubbio alcuno la scelta migliore per sfruttarne le caratteristiche, dato che i più moderni sistemi operativi sono ormai in grado di riconoscere senza problemi il tipo di supporto e ottimizzarne l’uso.

C’è però da considerare il caso in cui l’utente, nel corso dei mesi e degli anni, abbia allestito, organizzato e personalizzato il proprio sistema in una maniera così complessa chericrearla da zero appare una impresa titanica. Se dover reinstallare da zero il proprio sistema operativo, aggiornarlo e personalizzarlo, recuperare – ammesso che ciò sia possibile – e configurare nuovamente tutti i programmi, aggiornare i driver delle proprie periferiche, effettuare ancora una volta tutte quelle operazioni di tweaking e customizzazione dei parametri – di cui si andava feri – sul pannello della scheda grafica, effettuare un backup dei dati, e riorganizzarli sul nuovo drive, etc. è un obbligo cui, una volta ogni tanto, ci si deve rassegnare, c’è anche chinon vuol saperne di rinunciare alla propria vecchia installazione, e farebbe di tutto per poterla trasportare, intatta e inviolata, sul nuovo SSD.

Dopotutto si tratta solamente dei dati: il resto dell’hardware è lo stesso, e dunque non è detto che abbia senso sottoporsi nuovamente a quel processo di imprinting digitale cui non ci si può sottrarre ogniqualvolta si acquista un nuovo computer.Velocizzare il PC con un SSD? È possibile senza perdere la vecchia installazione

La buona notizia è chel’operazione di spostamento del sistema operativo (e di tutti i dati) da un vecchio hard disk ad un nuovo SSD, salvo intoppi insormontabili, è possibile, a seconda dei casi, senza compromessi o con pochi compromessi.

Nella guida in questione ci si soffermerà su un caso tipo:il trasferimento di una installazione di Windows 7 dall’HDD originale ad un nuovo, e meno capiente, SSD. Dato il costo ancora piuttosto elevato degli SSD, la casistica in cui si acquista un nuovo SSD meno capiente del vecchio hard disk magnetico è certamente la più frequente. Ciò comporta alcuni problemi, ma con la giusta attrezzatura e un po’ di pazienza, è possibile ottenere il risultato desiderato senza troppi sforzi. Il procedimento verrà analizzato tappa per tappa – non ce ne vogliano gli esperti per l’elementarità dell’articolo – cercando di mettere in evidenza le alternative in caso di necesità differenti.

N.B:Gli stessi step sono generalmente validi anche su windows 8, ma abbiamo testato l’intera operazione solo su Windows 7.

1. Premessa: clonazione, imaging e allineamento 4K

Ci sono tanti metodi per operare lo spostamento di una installazione da un disco all’altro. Numerosissimi sono i software – freeware e shareware – che permettono di effettuare tale operazione: la maggior parte di essi è in grado sia di clonare un hard disk su un altro hard disk o SSD, sia di creare una immagine del disco. Vediamo, in pillole, quali sono le differenze:

– Clonare: per clonazione si intende ilprocesso di copia 1 a 1dell’intera struttura di un disco (settore di avvio, partizioni, dati) su un altro disco, con una operazione diretta che permette di avere unesatto duplicato del disco di origine. particolarmente utile, a livello aziendale, per creare dei duplicati dei sistemi di lavoro: in caso di problemi, si sostituisce il disco in panne con uno clonato, e si è nuovamente operativi nel giro di secondi/minuti.

– Creare una immagine disco: il cosiddetto processo di “imaging” consiste nellacreazione di un file immagine di backup su un supporto di archiviazione(solitamente un disco esterno), che può essere successivamente ripristinato, tramite l’utilizzo del software appropriato, su un qualsiasi disco. Il risultato finale può essere identico a quello della clonazione, ma c’è il vantaggio di preservare una – o più d’una – versatile copia di sicurezza del disco, da utilizzare in caso di necessità.

La clonazione e il ripristino di una immagine disco su un disco di dimensioni identiche o superiori rispetto a quello sorgente è decisamente più semplice da effettuare, in quanto non ci si deve preoccupare di intervenire sulla struttura delle partizioni. In genere l’operazione ha successo anche con i software meno sofisticati, senza contare che i sistemi operativi stessi solitamente provvedono all’utente un tool di imaging atto allo scopo. Avendo deciso di rivolgere la nostra attenzione verso Windows 7, dedicheremo l’ultimo paragrafo di appendice di questa guida per dare uno sguardo veloce sguardo alla utility del sistema operativo Microsoft.

L’allineamento 4K

Le peculiarità che contraddistinguono i drive SSD fanno sì che essi debbano essere gestiti dal sistema operativo in maniera differente rispetto agli hard disk magnetici,allo scopo di massimizzarne le prestazioni e garantirne la massima longevità. In fase di installazione del sistema operativo, quest’ultimo è in grado di riconoscere se il supporto di archiviazione è un SSD o un HDD e di regolarsi di conseguenza; l’utente non è tenuto a porsi il problema, in quanto sarà il sistema operativo a sobbarcarsi l’ottimizzazione del drive.

Anche in caso di clonazione o imaging di una installazione, il sistema operativo clonato/ripristinato è solitamente in grado di adeguarsi al nuovo tipo di supporto senza che sia necessario intervenire manualmente. È opportuno operare una veloce verifica e fare delle scelte, ma in linea di massima non ci sono problemi.

C’è però una questione che agisce ad un livello più profondo, e andrebbe affrontata prima della clonazione/ripristino per evitare problemi anche gravi: l’allineamento 4K. Storicamente, gli hard disk magnetici erano costituiti da segmenti (settori fisici) di 512 byte ciascuno. Ciò è in parte ancora valido al giorno d’oggi, dato che già da alcuni anni è in fase di evoluzione la transizione ad HDD con settori fisici più grandi (etichettati genericamente come AF = Advanced Format), e più nello specifico con settori da 4KB (denominati 4Kn = 4K native).

Gli SSD sono invece nati, per questioni di efficienza, con settori di 4KB, e sono già presenti in commercio modelli con settori di grandezza multipla superiore.Allineamento 4K: dettaglio spesso trascurato

I sistemi operativi Microsoft hanno sempre gestito la relazione tra i settori fisici dei drive e la loro rappresentazione logica (ossia i cluster del file system) tramite un sistema di indirizzo a blocchi da 512 byte (LBA = Logical block addressing). A partire da Windows Vista/Server 2008, Microsoft invece cominciato ad utilizzare la cosiddetta emulazione 512 (512e) per gestire settori 4K come se fossero in realtà settori da 512 byte. Ciò significa che, nel momento in cui ci si avvale di un supporto SSD o HDD 4Kn con settori da 4KB, il sistema comunica con i settori fisici attraverso settori logici da 512 byte, per motivi di compatibilità – retaggio della struttura classica degli hard disk magnetici. Con l’avvento di Windows 8/Server 2012, finalmente è stato introdotto il supporto nativo ai sistemi di archiviazione 4K.

Windows 7però,che ad oggi rimane il sistema operativo più utilizzato con oltre il 55% del mercato OS(statistiche Net Applications – Febbraio 2015), ricade nella cerchia dei sistemi operativi che utilizza ancora l’emulazione 512e. Nel momento in cui una nuova installazione di Windows 7 viene avviata su un supporto 4K, l’allineamento tra i settori fisici del drive e quelli logici delle partizioni definite dal file system di Microsoft NTFS è operato in automatico. In caso di clonazione o ripristino di una immagine di una installazione però, nonostante l’allineamento sul disco di origine sia corretto, può accadere che ciò non sia più vero nel disco di destinazione. Le motivazioni possono essere tante, ma nella maggior parte dei casi ciò è da imputare all’utilizzo di software che non sono capaci di gestire l’allineamento tra settori e partizioni, oppure ad un utilizzo scorretto del software da parte dell’utente. Senza contare l’evenienza in cui, per un motivo o per l’altro (interventi manuali sulle partizioni, magari per un dual/multi-boot), si parte da un disco di origine con mancato allineamento 4K.

Il mancato allineamento 4K può risultare per un drive SSD estremamente dannoso: in prima battuta per ilcollasso delle prestazioni(ad un mancato allineamento corrisponde – semplificando – per ogni lettura/scrittura di settore logico, una lettura/scrittura dei due settori fisici che lo contengono), ed in seconda istanza per l’accelerato degrado della capacità delle memorie di trattenere la carica elettrica, corrispondente ad una pesante riduzione della vita media del supporto. Un disastro, dunque, per chi decidesse di acquistare un – sempre costoso – SSD per velocizzare il PC, e si dovesse ritrovare con un drive sottodimensionato nelle performance e destinato a morte precoce. Magari, senza manco accorgersene. È dunque essenziale, quando si decide di compiere operazioni di questo tipo, prevenire il problema, e verificare, a processo di clonazione/ripristino compiuto, che tutto sia andato per il meglio.

2. L’occorrente: SSD, HDD esterno, pendrive USB

Per l’operazione che ci apprestiamo a compiere, ossia l’upgrade di un notebook con Windows 7 dall’HDD originale ad un nuovo SDD meno capiente, mantenendo la stessa installazione del sistema operativo, sono sufficienti:

– 1 x SSD(del formato appropriato)

– 1 x Pendrive USB da almeno 4GB

– 1 x Hard disk esterno(capiente quanto basta)

Opzionalmente, può essere di grande aiuto e utilità unadattatore o box esterno SATA/USB(possibilmente, se il nostro computer è dotato di almeno una porta USB 3.0, che rispetti tale standard), che servirà, oltre a velocizzare alcune operazioni, a “riciclare” il disco originale del portatile a migrazione effettuata, nel caso non ci si possa servire direttamente di un bay secondario per hard disk SATA.

Box esterno 2.5″ SATA USB 3.0

Per quanto riguarda la scelta dell’SSD, vi rimandiamo allanostra guida all’acquistodel miglior SSD, ricompilata e aggiornata mese per mese. Occorre ovviamenteprestare particolare attenzione al formato: solitamente i notebook consumer hanno un alloggiamento SATA II/III da 2.5 pollici e 9.5 millimetri di altezza. Gli ultrabook, invece, sono in grado di ospitare drive da 2.5 pollici con soli 7 millimetri di altezza. Se da un lato gli SSD da 7mm possono essere alloggiati anche in un bay da 9.5 millimetri (il produttore solitamente offre in dotazione un rialzo adesivo da 2.5 millimetri per far calzare il prodotto), ovviamente non vale il contrario.

Utilizzeremo il pendrive USB per creare un “disco” di avvio di Windows 7 di cui è possibile effettuare il boot. Oltre ad essere immensamente più veloce di un obsoleto DVD (senza contare che di norma tutti i nuovi ultrabook non sono dotati di un drive ottico), non sarà necessario litigare con il BIOS, in caso di necessità, per le impostazioni BIOS/EFI del lettore.

Il disco esterno sarà infinedeputato ad ospitare l’immagine dell’installazione di Windows 7che intendiamo salvare su file per avere maggiore flessibilità. È peraltro una tappa obbligata nel caso non si sia in possesso di un secondo slot per hard disk o di un adatatore USB/SATA, dato che, in tal caso, non ci sarebbe modo di mettere in comunicazione diretta il vecchio hard disk ed il nuovo SSD per effettuare una clonazione diretta.

3. Creazione penna USB con Windows 7

Per creare una penna boot USB di Windows 7 è necessario come prima cosa procurarsi unaimmagine ISO di Windows 7. Per fare ciò, è possibile scaricarla direttamente dal sito di Microsoft presso la sezioneSoftware Recovery: sarà sufficiente inserire il codice della propria licenza per accedere alla ISO della propria versione di Windows. Nel caso il download risultasse troppo lento, è sempre possibile recuperare il materiale necessario presso il seguentemirror, presso cui sarà possibile scaricare via torrent le immagini genuine di Windows 7 precedentemente ospitate da Technet.

Una volta procurata l’immagine ISO desiderata, scaricare il softwareWindows USB/DVD Download Tool, installarlo, e seguire gli step mostrati qui di seguitp. Ovviamente, il contenuto della pendrive verrà cancellato prima della copia; accertarsi, quindi, di non avere file importanti sulla pennetta prima di lanciare la copia.

Selezionare il percorso della ISO di Windows 7
Selezionare l’opzione “USB device”
Inserire il pendrive USB e selezionare la periferica su cui copiare i file di installazione di Windows 7
Fare click sul pulsante “Begin copying” e attendere. Il gioco è fatto.

4. Creazione di un disco LiveCD di Clonezilla

Per la creazione dell’immagine disco e il suo ripristino utilizzeremo il software opensource Clonezilla Live, reperibile gratuitamente presso il sitoclonezilla.org. Nella stragrande maggioranza dei casi, sarà sufficiente scaricare l’ultima versione stable di Clonezilla Live per l’architettura CPU amd64 (che compre sia le CPU AMD che le CPU Intel multi-core). Se non si è in possesso di un drive ottico, è possibile creare una penna USB avviabile di Clonezilla: sempre all’interno dello stesso sito sono descritti dettagliatamentealcuni semplici metodi per effettuare questa operazione. Nel nostro caso, avendo un lettore combo DVD/Blu-ray, scaricheremo la ISO di Clonezilla e la masterizzeremo su un qualsiasi CD.

Perché abbiamo deciso di utilizzare Clonezilla? In primo luogo, è completamente gratuito: l’intenzione di questo articolo è quella di offrire una semplice guida, e non si prefigge lo scopo di recensire un software.È inoltre estremamente affidabile ed offre un range di funzioni più che sufficiente per effettuare qualsiasi tipo di clonazione od operazione di imaging. È inoltre uno dei pochi software capace di effettuare una reale copia 1 a 1 di dischi e partizioni, settore per settore, il che significa che nel momento in cui si volesse, ad esempio, clonare – o ripristinare una immagine di – un intero disco con allineamento 4K corretto su un altro disco, l’allineamento verrebbe perfettamente preservato. Nel nostro caso copieremo solamente la partizione del sistema operativo, ma sfrutteremo ugualmente questa caratteristica di Clonezilla.

Perché non abbiamo deciso di utilizzare uno dei tanti altri programmi gratuiti, utilizzabili anche direttamente su Windows? La stragrande maggioranza di questi programmi offre solamente alcune caratteristiche gratuitamente – e non c’è nulla di male in questo – e ne riserva altre ai possessori di una licenza del programma; proprio la gestione delle singole partizioni è di solito carente o non completa. Inoltre, alcuni di questi software sembrerebbero non essere particolarmente affidabili, anche perché creano una copia di un sistema operativo in moto: questo causa fin troppo spesso l’interruzione del processo di copia, creando immagini o effettuando clonazioni tronche e inutilizzabili. E ancora: nonostante diversi programmi siano dotati di un sistema di allineamento 4K, il risultato non è sempre quello sperato. Sono ovviamente in commercio diversi software a pagamento estremamente sofisticati, performanti, e semplici da utilizzare, e alcuni tool offerti dai produttori di SSD per effettuare questo tipo di migrazioni.Clonezilla: gratuito e affidabile

Perché non utilizzare, allora, il sistema di imaging di Windows 7? Semplice: è un software affidabile, ma limitato. Sarebbe possibile utilizzarlo in caso di passaggio a un disco di dimensioni identiche o più grandi, ma non è possibile impiegarlo per l’operazione opposta. Anche se si volesse semplicemente ripristinare l’immagine di una partizione di pochi byte, l’operazione non riuscirebbe, perché il sistema è ancorato alle dimensioni fisiche – e non logiche – del disco di origine. Speriamo, ovviamente, che l’imminenteWindows 10porti con sé una utility di imaging più sofisticata.

Clonezilla richiede forse una maggiore applicazione da parte dell’utente ma,se l’hardware è sano e l’utilizzo corretto, il risultato è assicurato.

5. Inizializzazione SSD (opzionale)

Solitamente un drive SSD nuovo di zecca necessita di essere inizializzato prima di poter essere utilizzatosu un sistema operativo. Nel nostro caso non utilizzeremo il drive su un sistema operativo già esistente, dato che dovremo eseguire la migrazione di tutti i dati, e dal momento che il disco di installazione di Windows inizializza in automatico il disco alla creazione del primo volume, possiamo tranquillamente saltare questo passaggio.È però buona norma controllare se un SSD appena acquistato funziona come si deve, prima di eseguire una installazione che potrebbe fallire proprio per problemi hardware di cui non siamo a conoscenza. Ecco quindi come inizializzare il disco.

Tutti i sistemi operativi sono in grado di inizializzare un disco, e Windows 7 non fa eccezione. Se abbiamo un box SATA/USB (sì, nel nostro caso) possiamo compiere adesso questa operazione: basta inserire il disco nel box o collegarlo all’adattatore, collegare il cavo USB ad una porta USB del computer, aspettare che l’OS ci segnali l’avvenuta installazione del dispositivo, e accedere allautility “Gestione disco” di Windows 7. Ci sono ben tre modi per accedervi:

1) Digitare “diskmgmt.msc” nel box “Cerca programmi e file” del menu Start e premere invio.

2) Digitare “gestione computer” nel box “Cerca programmi e file” del menu Start e premere invio, dopodiché selezionare la voce “Gestione Disco” nel menu a sinistra del pannello.

3) Seguire il percorso: “Panello di controllo > Sistema e sicurezza > Strumenti di amministrazione > Gestione Computer“, e accedere alla voce “Gestione Disco”.

Una volta giunti al pannello di gestione, il sistema dovrebbe anticiparci e proporre l’inizializzazione del drive, come mostrato nella seguente immagine:

Noi sceglieremo di utilizzare il record di avvio classico MBR, ma se avete esigenze specifiche potete utilizzare la tabella di partizione GPT (a patto di avere un computer con firmware UEFI).Clonezillla supporta sia lo standard MBR che lo standard GPT.

Nel caso l’avviso non comparisse, è sufficiente fare click col tasto destro sul drive da inizializzare, contrassegnato dall’icona con la freccetta verso il basso () e scegliere l’opzione “Inizializza”.

A questo punto, se ci fossero problemi hardware, questi sarebbero già emersi. Potremmo creare un volume per testare la copia dei file ma, ai fini di questa guida, per adesso ci fermiamo qui.

6. Operazioni preliminari: pianificazione e riduzione volume

A questo punto abbiamo tutto l’occorrente per procedere. Come prima cosa, analizziamo per un attimo la situazione di prova: il computer su cui andremo a sostituire l’hard disk con un nuovo SSD è unAsus N56VZcon hard diskSeagate Momentus 7200.5 da 7200 rpm e 750GBdi spazio netto, corrispondente quindi a circa 698 GB “informatici” (GiB) effettivi rilevati da Windows. Il drive allo stato solido di destinazione, che andrà ad ospitare la vecchia installazione di Windows 7 è unSanDisk Ultra II 240 GB(quindi circa 223 GB “informatici” effettivi), ottimo dispositivo di fascia media con memorie TLC.

Come possiamo vedere dallo screenshot, la situazione originaria vede l’hard disk partizionato in due dischi logici: la classica partizione con lettera di percorsounità “C:”, da circa 300 GB, contiene il sistema operativo ed i programmi, ed è occupata complessivamente da quasi 150 GB di dati. Una secondapartizione dati “B:”, di circa 400 GB, contiene invece dati di archiviazione (foto, film). Il dispositivo“G:” è invece l’hard disk esterno USBsu cui andremo a salvare l’immagine dell’installazione di Windows 7.

Avendo l’SSD una capienza di 240 GB, la scelta più logica da fare è quella di utilizzarlo per ospitare la partizione “C:” del sistema operativo e dei programmi del vecchio hard disk. In questo modo,il drive SSD verrà riempito di 150GB di dati, e rimarrà spazio in abbondanza per installare ulteriori programmi nel tempo. La partizione “B:” dei dati, che contiene, per l’appunto, solamente dati di archivio, potrà essere svuotata tranquillamente sull’hard disk esterno con un copia/incolla. Nel nostro caso, dato che abbiamo a disposizione un box esterno SATA/USB, la manterremo integra per poterla collegare, ad operazione compiuta, come disco esterno, e magari estenderla per sfruttare lo spazio lasciato libero dalla vecchia installazione di Windows.

Dal momento che la partizione da copiare, nonostante sia per metà vuota, è più grande (quasi 300 GB) del drive SSD, è necessario ridurre il volume logico. Per ridurre la partizione “C:”, basta accedere nuovamente all’utility gestione disco (vediparagrafo 5), e seguire i passaggi seguenti e le didascalie. Il Disco 0 è l’HDD del portatile.

La partizione (C:) del sistema operativo è il volume che intendiamo ridurre.
Fare click col tasto destro sulla partizione (C:), e scegliere “Riduci volume”.
Automaticamente il sistema ci propone il massimo spazio di riduzione. Effettuiamo l’operazione con “Riduci”.
Operazione compiuta: la partizione (C:) è stata ridotta, e lo spazio vuoto risulta adesso come “non allocato”.

Nel nostro caso, è stato possibile ridurre il volume di 125 GB, che diventano spazio vuoto non allocato. La partizione “C:” è finalmente inferiore alle dimensioni del drive SSD, quindi possiamo procedere alla creazione della sua immagine sul disco esterno.

Maattenzione:lo spazio che è possibile ridurre non corrisponde a tutto lo spazio vuoto della partizione, bensì allo spazio vuoto che segue l’ultimo settore scritto all’interno della partizione. Per fare un esempio, se una partizione da 500 GB contenesse al suo interno solamente 1 MB di dati, ma questi dati fossero posizionati in corrispondenza degli ultimi settori della partizione, non potremmo ridurre il volume di un solo byte. È dunque necessario, prima di ridurre il volume, deframmentarlo per fare in modo che i dati siano convenientemente compattati all’inizio della partizione.

Diamo un’occhiata a quel che era lo stato della nostra partizione prima della riduzione del volume:

Come possiamo vedere dalla mappa del settore creata dal software di deframmentazione (in questo caso il gratuito Auslogics DiskDefrag), la metà inferiore del disco è vuota (quadratini grigio chiaro = spazio libero), e i dati sono ben compattati all’inizio della partizione. Nella maggior parte dei casi è sufficiente una semplice deframmentazione. Ma osserviamo con più attenzione la mappa: i quadratini in grigio scuro rappresentano isettori inamovibili, perlopiù costituiti dai file del sistema operativo(generalmente posizionati all’inizio del disco), dai punti di ripristino, e dal file di paging. Questi file non possono essere spostati da un programma di deframmentazione comune.

Come possiamo fare, dunque, se la nostra partizione non può essere ridotta a sufficienza a causa della presenza di settori inamovibili posizionati troppo in “fondo” al volume?Semplice: disattiviamo (momentaneamente) i punti di ripristino e il file di paging. Ovviamente non è necessario effettuare queste operazioni se è già possibile ridurre il volume ad una dimensione valida per il trasporto sul nuovo SSD.

6.1 Disattivare i punti di ripristino

Per accedere alla sezione “Protezione sistema”, è sufficiente seguire il percorso seguente: “Pannello di controllo > Sistema e sicurezza > Sistema” (oppure: “tasto destro > Proprietà” sull’icona “Computer”). Seguire poi i seguenti passaggi:

Selezionare la partizione del sistema operativo. Nel nostro caso (C:). Se la partizione risulta “Attivata”, possiamo procedere a disattivare i punti di ripristino facendo click su “Configura”.
Scegliere l’opzione “Disattiva protezione sistema”, e poi premere “Applica”. Attenzione: tutti i punti di ripristino precedentemente salvati verranno cancellati.
All’avviso, scegliere “Sì”.
I punti di ripristino sono stati cancellati dalla partizione, la cui protezione risulta ora “disattivata”.

6.2 Disattivare il file di paging

Per disattivare il file di paging, accedere al pannello precedente, ed accedere alla tab “Avanzate“. Seguire poi i passi seguenti:

Fare click sul primo dei tre pulsanti “Impostazioni”.
Andare sulla tab “Avanzate”, e fare click sul pulsante “Cambia”.
Selezionare la partizione del sistema operativo – nel nostro caso (C:), scegliere l’opzione “Nessun file di paging”, e fare click su “Imposta”.

Dopo aver seguito i passaggi sopra elencati, il file di paging sarà ancora presente. Per cancellarlo è sufficiente riavviare il computer.

7. Creazione dell’immagine della partizione con Clonezilla

Abbiamo ridotto la partizione “C:” del sistema operativo ad una dimensione accettabile. Adessopossiamo finalmente creare l’immagine di questa partizione dell’HDD originale del portatile su un hard disk esterno.Assicuriamoci di aver impostato nel BIOS l’avvio da drive ottico(se abbiamo masterizzato l’ISO di Clonezilla su un CD/DVD)o da drive USB(se abbiamo invece creato una penna avviabile), e aspettiamo il caricamento di Clonezilla. Non colleghiamo il disco esterno su cui creare l’immagine fino a quando non sarà Clonezilla a chiederlo. Seguiamo i passi seguenti:

Scegliere la prima opzione e premere Invio.
Per questa guida sceglieremo la guida italiana. Dal momento che l’italiano è più prolisso dell’inglese e certe descrizioni risultano tagliate, se conoscete l’inglese è questa la lingua consigliata.
Scegliamo la seconda opzione e premiamo Invio.
Avviamo Clonezilla scegliendo la prima opzione.
Per creare una immagine di un disco o di una partizione – ed è il nostro caso – scegliamo l’opzione “device-image”. Nel caso volessimo invece effettuare una clonazione diretta, sceglieremmo l’opzione “device-device”.
Scegliamo la prima opzione, “local_dev”, per selezionare la periferica su cui salvare l’immagine della nostra partizione (C:).
A questo punto è possibile collegare il nostro disco USB. Dopo 5/10 secondi possiamo premere Invio: Clonezilla rileverà il disco.

A questo punto è importantecomprendere il meccanismo con cui Clonezilla gestirà i dischi e le partizioni. Ovviamente saremo in grado di riconoscerle dal nome del disco e dalla loro grandezza, ma è ugualmente opportuno capire le sigle utilizzate da Clonezilla. Il programma descriverà ogni partizione con una sigla di 4 caratteri. I primi due caratteri indicano il tipo di disco: nel nostro caso si tratterà probabilmente di dischi SATA, per cui la sigla comincerà per SD (= Sata Disk). Seguirà una lettera, che descriverà il numero del disco. Il primo disco rilevato, in questo caso l’HDD interno del portatile, sarà SDA. Seguiranno SDB, SDC, etc. L’ultima cifra designerà il numero della partizione. Nel nostro caso avremo quindi:

SDA1: La prima partizione del disco rigido del portatile, ossia lapartizione “Reserved Partition” da 100 MBtipica dei volumi NTFS con MBR.

SDA2: Nel nostro caso, è lapartizione “C:” del sistema operativo. È questa la partizione di cui vogliamo creare l’immagine.

SDA3: È la partizione dati “B:”. Non ci interessa, dato che a questo punto avremo già fatto un backup dei suoi contenuti su un hard disk esterno.

SDB1: Rappresenta ildisco USB esternosu cui copieremo la partizione SDA2. Ha una sola partizione dati. I dati già presenti nel disco non verranno cancellati dalla creazione dell’immagine. Non dobbiamo quindi preoccuparci.

Ovviamente la situazione può variare da computer a computer: è molto probabile trovare sul disco interno anche una partizione nascosta di ripristino (che io ho brutalmente cancellato), e bisogna ricordarsi di distinguere le periferiche USB nel caso si avvii Clonezilla da penna USB: in quel caso avremo SDB1 e SDC1 corrispondeni una al pendrive avviabile con Clonezilla, e un’altra al disco esterno USB. In ogni caso, l’indicazione delle dimensioni dovrebbe sempre permettere all’utente di capire le etichette di Clonezilla.

Chi avesse un disco con tabella di partizione GPT, prima della partizione del sistema operativo, troverà una prima partizione SDA1 “System” da 200 MB, ed una seconda partizione SDA2 “MSR” riservata da 128 MB. La numerazione potrebbe essere diversa in caso di presenza di partizioni di ripristino.

N.B. :Nelle immagini che seguono, avendo già effettuato le operazioni di migrazione da HDD ad SDD, ho utilizzato delle periferiche di archiviazioni virtuali con dimensioni molto minori rispetto a quelle reali, ma indicative delle dimensioni reali. La partizione SDA1 è da 100MB come previsto. La partizione SDA2 è da 1.5 GB, e indica la reale partizione da circa 150GB che abbiamo che vogliamo copiare e di cui abbiamo precedentemente ridotto il volume. La partizione dati SDA3 è da 4 GB, e richiama la reale partizione dati da 400 GB. La partizione SDB1 da 2GB indica il disco esterno USB, che in realtà aveva dimensioni pari ad 1 TB.Mi riferirò alle dimensioni reali delle partizioni. Vogliate scusarmi per il piccolo inconveniente!

Primo passaggio importante. Dobbiamo selezionare come prima cosa il disco su cui vogliamo salvare l’immagine. Nel nostro caso, SDB1 corrisponde al disco esterno USB, quindi selezioneremo l’ultima opzione e premeremo Invio. I dati già presenti sul disco esterno NON verranno cancellati: l’importante è che ci sia abbastanza spazio per stipare l’immagine di SDA2.
Adesso dobbiamo selezionare il percorso del disco esterno in cui vogliamo salvare l’immagine. Scegliamo “ITop directory”, ossia la “cartella” principale del disco esterno. In questo modo sarà facile ritrovarla, e verrà riconosciuta automaticamente da Clonezilla in fase di ripristino dell’immagine sull’SSD.
Ci verrà mostrato un riepilogo dei file presenti sul disco esterno. Non ci interessa. Premiamo Invio.
Scegliamo, a questo punto, la modalità “Beginner”.
Assegnamo il nome da utilizzare per l’immagine che ci apprestiamo a creare. Non utilizziamo caratteri indigesti per i nomi file UNIX/Windows (trattini, slash, etc.), altrimenti ci verrà chiesto di riassegnare il nome.
Altro punto importante: selezioniamo la partizione da salvare: portiamoci sopra la partizione del sistema operativo (nel nostro caso SDA2) con le freccette, e premiamo “spazio” per selezionarla. Le partizioni selezionate verranno contrassegnate dall’asterisco.
Se il nostro disco non è formattato in NTFS, possiamo lanciare uno scandisk. Il nostro disco è NTFS, e in ogni caso l’opzione, in questo momento, non ci interessa. Saltiamo quindi il controllo scegliendo la prima opzione.
È possibile scegliere se effettuare un controllo dell’integrità del file salvabile, dopo averla creata. È raccomandabile decidere di fare questo controllo, ma rammentiamo che potrebbe durare quasi tanto quanto il processo di creazione. Se siamo sicuri che il computer e il disco esterno siano in ottima salute, possiamo saltare questo passaggio.
È anche possibile criptare l’immagine con una password. Noi non lo faremo per non rallentare il processo di copia.
Ci verrà chiesto nuovamente di premere Invio. Facciamolo.
Tutto è pronto. Se siamo sicuri di aver selezionato correttamente il disco per salvare l’immagine, e la partizione corretta da salvare, possiamo procedere. Digitiamo “Y” e premiamo invio. Nuovamente, digitiamo “Y” e premiamo invio.
A questo punto, partirà la clonazione. Possiamo andare a prendere un caffè. Se abbiamo un disco USB 3.0 attaccato a una porta USB 3.0, molto approssimativamente dovremmo essere in grado di copiare circa 100GB di spazio ogni 30 minuti (HDD da 5400 rpm).
Al termine della creazione dell’immagine, possiamo premere Invio per accedere alle ultime opzioni.
Per adesso, Clonezilla non ci serve più. Spegnamo il computer scegliendo “Poweroff”.

Abbiamo finalmente creato l’immagine della nostra partizione su un disco esterno USB, dentro al quale troveremo una cartella con all’interno i vari segmenti dell’immagine del disco. Clonezilla riconoscerà automaticamente l’immagine creata in precedenza, quindi non dobbiamo preoccuparci di comprendere la struttura di questi file.

7.1 Riestendere il volume del sistema operativo

A questo punto dovremmo rimuovere l’hard disk originale dal portatile, e inserire al suo posto l’SSD. Prima di compiere questa operazione, nel caso decidessimo di tenere il disco come “disco di emergenza” nel caso – facciamo corna – di guasto futuro dell’SSD, potremmo decidere di accedere un’ultima volta al sistema operativo per riestendere la partizione del sistema operativo alla sua grandezza originaria, se l’abbiamo ridotta, e per riattivare i punti di ripristino (e magari salvarne uno, dato che abbiamo cancellato i precedenti) e il file di paging, in caso li avessimo disattivati. Per queste ultime due cose è sufficiente seguire il processo inverso rispetto a quanto fatto in precedenza. Vediamo velocemente come riestendere il volume:

Questa volta, facciamo click col tasto destro sullo spazio non allocato, e scegliamo “Estendi volume”.
Automaticamente, ci verrà proposto di estendere il volume con tutto lo spazio non allocato disponibile tra la partizione che si desidera estendere e la successiva. Facciamo semplicemente click su “Avanti”.
Terminiamo la proceduta con “Fine”.
La partizione del sistema operativo sarà capiente come in precedenza.

8. Rimuovere l’HDD e alloggiare l’SSD

Il nostro hard disk esterno contiene adesso l’immagine della partizione del sistema operativo del disco originale. Il metodo più rapido per ripristinare questa immagine sul nuovo SSD, consiste nel rimuovere l’ormai “vecchio” HDD dal portatile e sostituirlo con il nuovo SSD,per sfruttare la velocità della porta SATA. Un ripristino da USB a USB (nel caso avessimo il box USB/SATA a disposizione) è possibile, ma il processo impiegherebbe molto più tempo, senza contare che potremmo confonderci con le troppe partizioni rilevate da Clonezilla.Rimuoviamo, quindi, l’hard disk, e alloggiamo l’SSD nel bay SATA del portatile.

Il processo di sostituzione di un hard disk in un portatile è abbastanza semplice.Solitamente l’hard disk è facilmente accessibile, e posizionato all’interno di una slitta con 4 viti. Basta rimuovere il vecchio disco dalla slitta, inserire il nuovo SSD nella slitta, eventualmente “rialzarlo”, ed il gioco è fatto. Vediamo, per semplice referenza, come agire sull’Asus N56VZ:

Rimuovere il gommino adesivo che ricopre la vite centrale del pannellino inferiore, e rimuovere la vite.
Una volta tolta la vita, per rimuovere il pannello è sufficiente farlo scorrere verso l’esterno. In altri casi, è necessario fare leva.
Il nostro hard disk è capovolto all’interno della slitta, fissata con quattro viti da rimuovere. Spesso non è presente alcuna vite, ed è sufficiente tirare il nastrino lucido verso l’esterno per estrarre il disco.
Ecco l’hard disk nella slitta. L’hard disk è fissato alla slitta con 4 vitine standard laterali, due per lato. Rimuoverle per liberare la slitta.
Possiamo eventualmente utilizzare un box USB/SSD per rendere immediatamente operativo il vecchio hard disk del portatile, e proteggerlo dalla polvere. In caso contrario, è consigliabile chiuderlo all’interno di una bustina per preservare i circuiti su sicilio esposti sul lato inferiore del disco.
Fissiamo l’SSD nella slitta con le quattro viti, facendo ben attenzione a orientarlo nel modo corretto.
Il nostro SSD è un modello da 7 mm, mentre lo slot dell’hard disk è pensato per ospitare drive da 9.5 mm. SanDisk offre in dotazione un piccolo rialzo adesivo da 2.5 mm per pareggiare l’altezza del drive. Posizioniamolo con attenzione sul drive, e riposizioniamo l’SSD all’interno del portatile.

9. Partizioniamo l’SSD con il disco di Windows 7

Adesso il nuovo SSD e diventato il primo drive del notebook, e possiamo procedere a ripristinare l’immagine dell’installazione di Windows 7. Prima di compiere questa operazione, però, dobbiamo partizionare il drive.Abbiamo presenti i rischi di un allineamento 4K non corretto delle partizioni, ma sappiamo che Windows 7 è capace di allineare correttamente le partizioni durante l’installazione di Windows. Avendo a disposizione un pendrive USB avviabile con Windows 7, possiamo utilizzare molto velocemente il processo di installazione di Windows per compiere questa operazione. Prima di lanciare il programma di installazione/ripristino di Windows 7, ricordiamoci diaccedere al BIOS per verificare che sul nostro disco SSD SATA sia attiva lamodalità AHCI(al 99% dei casi sarà così), e nel caso attivarla.

Dopo aver impostato il BIOS per dar priorità alla nostra penna USB, riavviamo il PC e lasciamo che si avvii il programma.
Attendiamo il caricamento.
Scegliamo la lingua.
Scegliamo “Installa”; non procederemo a installare realmente Windows 7, ma sfrutteremo uno dei passaggi dell’installazione per ottenere in maniera automatica quel che altrimenti sarebbe più laborioso.
Attendiamo l’avvio del programma.
Se il disco è di Windows 7 con SP1, ci verrà chiesto di accettare le condizioni di licenza del service pack.
A questo punto, scegliamo il tipo di installazione “Personalizzata”.

Se non abbiamo creato partizioni in precedenza, dovremmo trovarci di fronte a240GB di spazio grezzo non allocato. È quello che vogliamo.Se così non fosse, o se si tratta di un SSD utilizzato per altri scopi cheabbiamo deciso solamente adesso di destinare all’installazione di Windows, cancelliamo tutte le partizioni del disco SSD con “Elimina”, fino ad ottenere tutto lo spazio come non allocato.Facciamo ovviamente attenzione a non eliminare altri volumi connessi al computer, quali la pennetta di installazione o altri drive interni/esterni.

Facciamo click su “Opzioni unità (avanzate)”.
Creiamo un nuovo volume facendo click su “Nuovo”.
Ci verrà proposto di destinare l’intero spazio non allocato per il volume. Facciamo click su “Applica”.
Ecco il punto cruciale. Il programma si proporrà di creare le partizioni di sistema in automatico. Accettiamo.
Ecco create le partizioni. Ripristineremo l’immagine del vecchio sistema operativo sulla partizione “Primaria”. NON facciamo click su “Avanti”, ma interrompiamo qui l’installazione.

N.B. :Se abbiamo inizializzato il disco in GPT, dovrebbero essere presenti due piccole partizioni prima della partizione primaria.

A questo punto facciamo click sulla “X” rossa della finestra per interrompere l’installazione di Windows.
Per non spegnere brutalmente il computer, chiudiamo tutte le finestre fino all’annullamento dell’installazione di Windows.

Con pochi clickabbiamo partizionato l’SSD senza dover ricorrere a tool di partizionamento più complessi. In più, ed è quello che ci interessa maggiormente, le partizioni sono automaticamente allineate 4K. Clonezilla ripristinerà l’installazione di Windows del vecchio hard disk a partire dal primo settore della partizione primaria che abbiamo appena creato.

Se e solo se ci dovessero essere problemi in fase di eliminazione di eventuali volumi/partizioni precedentemente presenti sul drive SSD, possiamo agire come segue per ridurre tutto a spazio non allocato, e ritentare la creazione del nuovo volume:

Premiamo “Shift F-10” in qualunque finestra dell’installazione di Windows, e digitiamo i seguenti comandi, seguiti da invio (il disco SSD dovrebbe essere etichettato come disco 0: assicuriamoci però di selezionare il disco giusto tra quelli proposti dopo il comando “list disk”).

DISKPART
LIST DISK
SELECT DISK 0
CLEAN
EXIT

10. Ripristiniamo l’immagine di Windows 7 con Clonezilla

Ci siamo quasi. Abbiamo partizionato l’hard disk, e adesso possiamo reimpostare il BIOS per lanciare il disco o la chiavetta di Clonezilla. Facciamolo, eseguiamo gli stessi passaggi che abbiamo seguito in precedenza, fino all’immagine n° 7(ossia fino all’inserimento del cavo del disco esterno nella porta USB). Seguiamo poi i seguenti passaggi:

Dopo aver collegato il disco esterno con l’immagine, selezioniamolo come in precedenza. Già vediamo le partizioni dell’SSD appena create con il disco di Windows 7.
Selezioniamo la directory in cui abbiamo in precedenza salvato l’immagine. Nel nostro caso, la directory principale.
Ancora una volta ci verrà mostrata la struttura del disco. Ancora una volta non ci interessa. Andiamo avanti.
Scegliamo la modalità “Beginner”.
Clonezilla riconoscerà in automatico l’immagine salvata nel disco esterno. Compariranno quindi nuove opzioni. Dal momento che abbiamo creato l’immagine di una partizione, scegliamo “restoreparts”.
Selezioniamo l’immagine da ripristinare (rilevata automaticamente e proposta da Clonezilla). Se, come nel nostro caso, ne abbiamo solamente una, basterà accettare con Invio.
Selezioniamo ora la partizione da ripristinare. Abbiamo salvato solo una partizione, quindi non ci resta che selezionarla premendo spazio (ma dovrebbe essere già selezionata di default con l’asterisco), e andiamo avanti.
Attenzione: dobbiamo adesso scegliere la partizione del disco SSD su cui ripristinare l’immagine della partizione del vecchio hard disk. Abbiamo partizionato l’SSD con il disco di Windows, e intendiamo ripristinare la partizione su SDA2, la partizione primaria del drive. Procediamo, allora, a selezionarla.

N.B. :Se abbiamo scelto una tabella di partizione GPT, la partizione primaria sarà SDA3, dopo le prime due piccole partizioni. In ogni caso è semplice: basta selezionare la partizione più capiente.

Premiamo Invio per continuare.
Ci verrà chiesta conferma. Se siamo sicuri di aver selezionato le partizioni giuste, e di non aver fatto pasticci (come impostare il ripristino nel disco esterno; ATTENZIONE!), possiamo digitate “y” e Invio.
Nuovamente digitiamo “y” e poi Invio.
Verrà avviato il processo di ripristino, che potrebbe essere più lento di quello di creazione dell’immagine. Al termine usciamo da Clonezilla come fatto in precedenza.

Abbiamotrasferito con successo la vecchia installazione di Windows 7 sul nuovo SSD. Siamo ad un passo dalla “vittoria”.

11. Ripristinare il settore di avvio di Windows 7

Il disco SSD è quasi pronto per essere utilizzato.Se provassimo adesso ad avviare il computer dal drive SSD otterremo un messaggio di errore concernente problemi con il BOOT di Windows 7. L’ultimo passo è quindi quello di lasciare che il disco di avvio/penna USB di avvioreimposti automaticamente il settore di avvio del sistema operativo.

Prima di effettuare questa operazione, dobbiamo impostare la partizione del sistema operativo come “attiva”. Nessun problema: potremo farlo contestualmente al rispristino del settore di avvio, e dunque non perderemo tempo. Lanciamo per la penultima volta il programma di installazione/ripristino di Windows 7 con la penna USB, e, una volta arrivati alla schermata di scelta della lingua,richiamiamo la finestra di prompt di MS-DOS premendo Shift+F10.

Lanciamo diskpart digitando “diskpart”.
Con “list disk” possiamo vedere che dischi sono connessi al computer. Se usiamo una pennetta, dovremmo visualizzare anche quel volume. Il disco collegato alla porta SATA 0, contrassegnato come disco 0, dovrebbe essere il nostro SSD.
Selezioniamolo con “select disk 0”.
Ora guardiamo le partizioni. Dobbiamo rendere attiva la partizione dove abbiamo ripristinato il sistema operativo. Con “select partition” vediamo che, in questo caso, la nostra installazione è nella partizione 2. Vediamo peraltro dai dati in “Offset” che le partizioni sono allineate 4K (sono divisibili per 4). Ma di questo ci preoccuperemo più tardi.
Selezioniamo la partizione 2con “select partition 2”.
Rendiamola attiva digitando “active”. Possiamo chiudere la finestra e tornare al programma di installazione/ripristino di Windows 7.

Riassumendo:

DISKPART
LIST DISK
SELECT DISK 0
LIST PARTITION
SELECT PARTITION 2
ACTIVE
EXIT

Siamo tornati nella schermata di installazione di Windows 7. Scegliamo la lingua e poi i seguenti passaggi.

Questa volta, selezioniamo “Ripristina il computer”.

A questo puntoil programma rileverà in automatico dei problemi con l’avvio, e opererà una prima correzione per identificare correttamente la installazione di Windows. A operazione compiuta,possiamo uscire dal programma e riavviare un’ultima volta il disco/penna USB di Windows 7, dato che l’operazione viene gestita in due passaggi.

Torniamo su “Ripristina il computer”. Questa volta sarà possibile selezionare l’installazione di Windows e accedere alla schermata seguente:

Facciamo click su “ripristina l’avvio”.

Seguiamo le istruzioni guidate:il programma ripristinerà il settore di avvio, e potremo spegnere il computer, levare il disco o la pendrive con Windows 7, eavviare per la prima volta il PC con il nuovo SSD. Se tutto è andato bene, saremo riusciti avelocizzare il PC mantenendo intatta e integra, fin nei minimi dettagli, la precedente installazione di Windows 7. Missione compiuta!

P.S. : Domanda. Avremmo potuto salvare con Clonezilla anche la partizione “riservata” da 100 MB e ripristinarla su quella creata sul nuovo SSD, senza dover aggiustare il settore di avvio? Forse sì. Personalmente non ho provato. Se mai doveste fare un tentativo, fateci sapere come è andata nei commenti!

12. Verifica allineamento 4K e ottimizzazione

Il nostro sistema operativo adesso dovrebbe schizzare come una scheggia.Di tutti gli upgrade possibili per velocizzare il PC, il passaggio da un HDD ad un SSD è probabilmente il più efficace e benefico in termini di performance generali. Prima di eseguire un sacrosanto benchmark per legittimare l’incredibile superiorità dei drive allo stato solido nella sfida “HDD vs SSD“, è bene verificare che tutto sia a posto.

Per verificare l’allineamento 4K, ci sono due metodi:

– Il prompt dei comandi

Lanciamo il prompt di MS-DOS digitando “CMD” dal menu “Start” di Windows, e digitiamo:

wmic partition getName, StartingOffset

Otterremo l’indicazione degli offset di partenza delle partizioni, questa volta in byte.Se i numeri sono divisibili, come in questo caso, per 4K (ossia 4096), l’allineamento è perfetto.

– AS SSD Benchmark

Il tool, gratuito, è in grado di verificare l’allineamento delle partizioni. Scarichiamolo e lanciamolo:

Selezioniamo nel menu al tendina la prima partizione: se nella finestrella sottostante i valori sono in verde e con la scritta OK, è tutto a posto.
Anche la partizione del sistema, il nuovo “C:”, è allineata.

Verificato l’allineamento, adesso possiamo verificare due cose: che ilTRIM(comando di gestione dei blocchi dell’SSD) sia attivo, eche la deframmentazione sia disattivata. Se per la seconda è facile verificare, per quanto riguarda la prima dobbiamo nuovamente fare ricorso al prompt dei comandi e digitare:

fsutil behavior query DisableDeleteNotify

Il sistema risponderà “0” (attivo), o “1” (non attivo). Se otteniamo come risposta “1”, digitiamo il seguente comando, premiamo invio, e chiudiamo la finestra.

fsutil behavior set DisableDeleteNotify 0

Windows 7 dovrebbe comunque riconoscere immediatamente l’SSD dopo il primo avvio della vecchia installazione, e procedere a impostare i giusti valori. Un altro sistema per disattivare la deframmentazione e abilitare il TRIM, è quello dilanciare la valutazione per l’indice prestazioni di Windows.

C’è un’ultimissima cosa che potremmo voler “limare”. Se facciamo due click sull’icona “Computer” di Windows,potremmo trovare una nuova unità corrispondente alla prima partizione da 100 MB “Riservato per il sistema”che solitamente, e convenientemente, è nascosta.

Per nasconderla, è sufficiente accedere al sistema “Gestione Disco” di Windows, fare click col tasto destro sulla partizione da nascondere, e scegliere “Cambia lettera e percorso di unità“. Poi, “Rimuovi”.

Con lo stesso sistema,possiamo aggiungere e riservare una letteraper l’unità “Dati” del vecchio hard disk, nel caso decidessimo di usarlo su un altro slot SATA o come disco estern, grazie a un adattatore SATA/USB 3.0.

Nel mio caso, tenendo su quella partizione la cartella download di μTorrent, ho ripristinato la lettera unità “B:” originale, per non dover riconfigurare il programma.

In ultimo, possiamo decidere diriattivare, se li abbiamo disattivati, il file di paging e la protezione di sistema(punti di ripristino). Personalmente, trovo datate le opinioni di chi preferisce rinunciare a tali funzioni per minimizzare la scrittura sul disco SSD e prolungarne la vita.Al giorno d’oggi, i drive SSD sono affidabili e duraturi, e sarebbe molto più pericoloso rischiare di perdere i propri dati per un crash di sistema dovuto ad un eventuale esaurimento della RAM su sistema privo di file di paging, o non poter ripristinare un punto di ripristino in caso di problemi col sistema operativo.

13. Benchmark SSD

HDD vs SSD. Val veramente la pena di velocizzare il PC con un SSD? Nel caso ancora fossimo dubbiosi, questoparagone tra i benchmarkdel vecchio hard disk (peraltro, ottimo) da 7200 rpm e il nuovo SSD, ci dà la risposta:

Seagate Momentus 7200.5 750GB – HDD SATA II
SanDisk Ultra II 240 GB – SSD SATA III

HDD vs SSD: il passaggio ad un drive allo stato solido costituisce forse il migliore degli upgrade possibili

Appendice. Passaggio ad un SSD più capiente

Nella stragrande maggioranza dei casi, passando da un HDD ad un SSD, si passa da una periferica più capiente ad una meno capiente. C’è però da considerare anche il caso in cui avviene il contrario, o perché abbiamo acquistato un SSD molto capiente, o perché passiamo da un vecchio SSD ad un nuovo SSD. In questo caso, le operazioni di trasferimento dell’installazione da uno all’altro sono molto più semplici. Possiamo infatti:

1)Clonezilla: Usare la funzione “savedisk” e “restoredisk”(o direttamente clonare) per ottenere una copia 1 a 1 del vecchio disco, compreso il settore di avvio. Il risultato sarà un drive SSD già pronto a partire subito dopo la clonazione o il ripristino dell’immagine del vecchio disco.

2)Windows 7:Usare il programma diimagingdi Windows 7. Questa breve galleria immagini non commentata mostra come fare:

Creare immagine di ripristino:

Ripristinare l’immagine di Windows (collegare l’hard disk esterno con limmagine salvata prima di fare click su “Ripristina il computer” per attivare il riconoscimento automatico dell’immagine):

Speriamo che la guida sia stata di vostro gradimento!


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Emanuele Strano

Co-fondatore e amministratore di Techzilla. Appassionato di tecnologia e di programmazione, oltre a scrivere e recensire prodotti si occupa della manutenzione e degli aggiornamenti del sito.

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