E’ bastato seguire la presentazione di Google per capire che gli sforzi delle aziende vertono, in questo periodo, sull’ intelligenza artificiale. In un momento tecnologico in cui l’hardware fatica a stupire, è il software a trainare il settore e a generare gli utili.
Ma la domanda che ci si pone ora è quanto possano essere intelligenti gli assistenti prodotti dalle Software House. La risposta è stata fornita da uno studio condotto da ricercatori cinesi, i quali hanno testato le abilità di Siri, Google Assistant e Bing. Ne è risultato vincitore Google Assistant, con un quoziente intellettivo pari a 47, 28, seguito da Bing, con 31,98 e da Siri, con appena 23,9.
Gli AI imparano in fretta
E’ vero, sono numeri ridicoli, se pensiamo che il QI medio di un bambino di 6 anni supera il punteggio di 55 e diventano irrisori se paragonati al quoziente intellettivo di un diciottenne (97 punti medi), ma simboleggiano un passo avanti notevole rispetto al passato, dimostrano che la tecnologia impara in fretta. Nel 2015, infatti, il QI dell’AI di Google era di appena 26, 5 punti. L’aumento di personale addetto alla ricerca e di capitali hanno portato le aziende ad ottenere risultati incoraggianti, soprattutto in ottica futura, quando gli assistenti digitali semplificheranno e miglioreranno davvero la vita delle persone.
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