Qualche mese fa Yahoo! è tristemente salita agli onori delle cronache per via del ciclopico attacco hacker con il quale alcuni hacker assoldati da una presunta “potenza straniera” hanno violato circa 500 milioni di account. Il cyber-attacco, avvenuto nel 2014, è uscito allo scoperto lo scorso mese di settembre e ha comportato l’accesso da parte degli hacker a dati anagrafici, indirizzi, numeri di telefono e password degli utenti.
Un nuovo comunicato stampa della società californiana ha confermato che informazioni relative a più di un miliardo di account sarebbero state rubate senza autorizzazione da “terzi” nell’agosto del 2013; si tratterebbe di un incidente distinto da quello avvenuto l’anno successivo. Le informazioni violate, stando a quanto dichiarato da Yahoo!, comprenderebbero nomi, indirizzi email, numeri di telefono, date di nascita e probabilmente anche domande di sicurezza.
Yahoo! ritiene che gli hacker siano riusciti a capire come “contraffare” i cookie per sfruttare una falla del sistema e ottenere l’accesso agli account. “Riteniamo che parte di questa attività sia connessa agli stessi individui che, supportati dalla medesima potenza straniera, hanno operato l’attacco hacker rivelato dalla compagnia il 22 settembre del 2016” spiega Yahoo!. L’azienda ha notificato il fatto agli utenti e ha invalidato i cookie contraffatti.
Gli utenti titolari degli account violati sono stati invitati a cambiare “immediatamente” la propria password e le proprie domande di sicurezza e a fare attenzione ad eventuali attacchi di phishing. Non c’è da meravigliarsi se, alla luce del fatto che gli attacchi sono avvenuti oltre tre anni fa, gran parte degli utenti abbia deciso di passare a Gmail o ad altri provider. La fiducia nei servizi del colosso americano, attore di primissimo livello nel mondo di internet a cavallo tra gli anni ’90 e il primo decennio del nuovo millennio, è ormai ai minimi storici.
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