Le batterie che alimentano gli smartphone di casa Samsung – comprese quelle del famigerato Note 7 – vengono testate in un laboratorio posseduto dalla compagnia sudcoreana. Anche se i test ivi effettuati hanno lo scopo di garantire che le batterie ottengano la certificazione statunitense del CTIA (Cellular Telephone Industries Association), i laboratori certificati di Samsung sono locati all’interno delle sue strutture di testing, a differenza di quanto accade per tanti altri produttori, quali ad esempio Apple e Lenovo, che invece si affidano a laboratori esterni. Il CTIA verifica che il personale di tali laboratori sia qualificato, che i test vengano effettuati attenendosi agli standard, e che il tutto avvenga senza che vi sia alcuna pressione da parte dei vari produttori.
Le batterie vengono testate sia individualmente che all’interno dei dispositivi per i quali sono progettate. Il processo di valutazione si concentra sul funzionamento della batteria durante la carica e le chiamate. Stando a quanto riferito dal KTL (Korea Test Lab, l’altro laboratorio di testing sudcoreano certificato dal CTIA), le batterie vengono anche esposte ad alte temperature per simulare il calore estivo e verificare che, in tali condizioni, le batterie non si surriscaldino e la loro temperatura si mantenga all’interno di determinati limiti.
Samsung al momento sta ancora cercando di capire quali siano le precise cause che hanno causato l’esplosione delle batterie di alcune decine di Note 7. Inizialmente si credeva che il problema fosse da identificarsi in un difetto delle batterie prodotte da Samsung SDI. La seconda ondata di dispositivi è stata distribuita con batterie provenienti da un altro produttore, ATL, ma casi di autocombustione del telefono hanno continuato a verificarsi. Il produttore non è stato per il momento in grado di replicare il problema in laboratorio, ma l’esame delle carcasse degli esemplari che hanno preso fuoco potrebbe gettare nuova luce sul mistero. “Abbiamo certificato più di 1500 batterie. È la prima volta che incontriamo un problema di questo genere” ha dichiarato Tom Sawanobori del CTIA al Wall Street Journal.
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