Nonostante la campagna di rientro organizzata da Samsung per recuperare i suoi Galaxy Note 7, si stima che circa un milione di dispositivi sia ancora in giro per il mondo. In alcune nazioni – come ad esempio la Nuova Zelanda – gli operatori telefonici hanno inserito i Note 7 in una black list di modo che gli utenti non possano usufruire del supporto dei network locali. Negli Stati Uniti, invece, ci si appresta a rilasciare un aggiornamento che limiterà la capacità della batteria al 60%.
Si tratta chiaramente di una misura pensata per invogliare gli utenti alla restituzione del dispositivo; misura che, peraltro, si intendeva adoperare anche in Europa. Samsung ritiene che negli Stati Uniti circa l’85% di tutti i Note 7 inizialmente distribuiti siano rientrati alla base. Gli utenti che hanno deciso di non aderire alla campagna di rientro dovrebbero ricevere l’aggiornamento sui propri device nei prossimi giorni.
“La nostra priorità continua ad essere quella di raccogliere i telefoni Galaxy Note 7 che ancora non sono stati sostituiti. Per spingere gli utenti a partecipare alla campagna di rientro, rilasceremo nei prossimi giorni un aggiornamento software che limiterà la capacità di ricarica dei terminali al 60% e visualizzerà un popup di sollecito ogni volta che l’utente ricarica, riavvia o accende lo schermo del telefono”.
Non è ben chiaro in che modo Samsung intenda forzare gli utenti ad accettare l’aggiornamento, ma presumibilmente i costanti messaggi di avviso saranno abbastanza fastidiosi da indurre a desistere chi ancora si rifiuta di consegnare il proprio Note 7. Chi è in possesso di un Note 7 e non lo ha ancora restituito, è caldamente invitato a farlo: ha poco senso continuare a utilizzare uno smartphone potenzialmente pericoloso per se stessi e per gli altri, specie quando il produttore si è già prontamente offerto di sostituirlo gratuitamente.
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